‘Io sono nata viaggiando’. E io no

Al cinema ho visto il film biografico sulla vita di Dacia Maraini, ‘Io sono nata viaggiando‘. Mi ha commossa e mi ha fatto pensare, curiosa, a cosa può avere in serbo una vita e a quanto può influire il fatto di avere una famiglia di viaggiatori alle spalle.

Il film è composto da Super 8 originali girati da Dacia, ricostruzioni in fiction di momenti della sua vita (forse queste sono le parti meno riuscite della pellicola), filmati storici e immagini d’epoca, intervallati da riprese attuali della scrittrice durante il tour promozionale del suo ultimo libro. È una biopic, ma è anche un po’ un’autobiografia, perché la Maraini ne ha scritto i testi.

Una voce femminile narra in prima persona la forte amicizia con Pasolini, l’amore con Moravia e la vita nel campo di concentramento in Giappone, dove la famiglia di Dacia si era trasferita per non soccombere al fascismo in Italia. Momenti di gioia tra amici, istanti di affetto con la famiglia e la tata giapponese, foto di paesi lontani si intervallano a drammi personali molto intimi, raccontati nel dettaglio. La Maraini ha perso il primo marito, poi Moravia, poi l’amico Pasolini. Nel film la si vede ancora forte, bella, che gira il mondo da sola con quel trucco acquamarina sugli occhi e va avanti nella sua vita.

È proprio questo che mi è sembrato: un film su una vita vissuta con forza e curiosità. Questa donna ha vissuto sulla sua pelle momenti importanti della Storia, ha sempre viaggiato e ha sempre avuto il viaggio nel sangue. Nonna inglese che se ne va in Persia, nonna cilena figlia di un ambasciatore, papà antropologo in viaggio. E così lei, che va a Cuba a incontrare Castro, in Mali a girare un film con Pasolini, a San Francisco tra i beat; partecipa alle lotte femministe, vive in Sicilia e in Oriente, si muove tra kimono e macchine da scrivere.

È un racconto molto personale. Fossi in lei, avrei pianto molto a rivivere certi momenti, ma probabilmente sarei felice di aver vissuto una vita così.

Io non sono nata viaggiando: so che i miei genitori mi hanno portata in Trentino e in Puglia, ma quando ero troppo piccola per ricordarmelo. Loro non si muovono spesso e sono usciti dall’Italia poche volte. Mi capita quindi di chiedermi da dove ho preso questa curiosità per il mondo, questa voglia di vedere tutto quello che posso e questa mancanza di radici, che mi fa chiamare ‘casa’ anche un hotel anonimo dove ho parcheggiato la valigia da poche ore. Non credo che sia una questione di età. Penso però che chi è nato viaggiando sia più facilitato ad avere una vita così, perché abituato all’idea che prendere un aereo, lasciare il proprio paese e scoprire nuovi posti sia qualcosa di bello e normale. Forse è una fortuna, non lo so. Ma una cosa piccolissima in comune con Dacia Maraini io ce l’ho: la voglia di raccontare.

Non so quando, ma questo film verrà trasmesso sulle reti Rai. Spero che tante persone, viaggiatrici di nascita o meno, ne siano ispirate come lo sono stata io.

[Foto: Io sono nata viaggiando – Facebook]

14 commenti su “‘Io sono nata viaggiando’. E io no”

  1. Sono proprio come te. Io ho viaggiato molto poco con i miei genitori. Mio padre ha addirittura paura dell’aereo! E quindi non so da dove venga la mia voglia di partire, curiosare nel mondo… eppure c’è, e pure tanta!
    Bello spunto. E il film voglio vederlo! 🙂

    • Il film te lo consiglio di cuore! Può vederlo anche tuo padre, non ci sono scene di viaggi lunghi in aereo.. ahah 😉 E comunque anche mio padre ha paura di volare…

  2. Come sa bene il 99% di chi è nato nel Sud, “nascere viaggiando” è cosa rarissima, quasi impossibile. Sebbene con la nostra generazione e con l’avvento delle low cost le cose stiano cambiando, difficilmente si viaggia (per una serie di ragioni più o meno valide, di cui sarebbe noioso scrivere), specie fuori dall’Italia e specie in famiglia, la paura dell’aereo è diffusa, quindi credo che, scherzosamente, si tratti di un gene che si trasmette di padre in figlio: in alcuni casi si manifesta, ed allora ci si sente a casa propria di fianco ad un finestrino che guarda verso l’ala di un Boeing 777, o in un albergo in cui si è arrivati da poche ore. In altri, no. 🙂
    Chi “nasce viaggiando”, ed oltre alla Maraini penso al figlio di Tiziano Terzani, è sicuramente più predisposto degli altri a recepire una delle esperienze più belle del viaggio: il confronto con altre culture.

    • Non sono molto d’accordo, nel senso che conosco persone che hanno viaggiato tanto (addirittura millantano un viaggio intorno al mondo) eppure sono tra le più chiuse che io abbia mai conosciuto. Quindi penso che la predisposizione al confronto con le altre culture non venga necessariamente dal ‘nascere viaggiando’. Visitare tanti luoghi nuovi può aiutare, ma se la mente è chiusa, così rimane, secondo me.

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  4. Grazie mille per questa segnalazione! la condivido subito e grande piacere.
    Nemmeno io sono nata viaggiando (però sono Saggittario e il viaggio ce l’ho nel sangue mi sa…) ma mio figlio sì (mio padre all’ultimo mese di gravidanza mi telefonava e mi diceva: “mio nipote nascerà nel baule di una macchina o su un aereo lo so”) e spero con tutto il cuore che questo gli porti una gran ricchezza!
    Un abbraccio
    a proposito buona avventura in Australia! sei una grande

    • grazie Elisa 🙂 Beh questa cosa del Sagittario è proprio vera! Amore per il viaggio e curiosità per le nuove culture e stili di vita…il tuo segno mi piace proprio! Sono sicura che tuo figlio apprezzerà molto i viaggi che farà con voi! Fammi sapere poi cosa ne pensi del film se ti capita di vederlo 🙂

  5. Io ho passato quasi 20 anni in un’isola. Guardavo il mare e sempre immaginavo tutto ciò che poteva esserci aldilà; sempre a sognare luoghi lontani e diversi, sempre a fantasticare su culture stravaganti e variopinte. Poi un giorno ho sentito che era giunto il momento di andare…e da lì è stato un continuo andare e tornare, un continuo voler scoprire e visitare luoghi di cui a volte si sa davvero poco. Forse è qualcosa che si ha dentro, perché neanche la mia famiglia è di grandi viaggiatori. Credo che guarderò questo film, mi ha incuriosito molto. E il titolo è molto carino 🙂

    • Uh sì, il titolo mi attratta subito! Anche quello del mare è un bel tema. Io sono cresciuta in mezzo alle nebbie ma so che chi nasce vicino a uno specchio d’acqua poi ne sente la mancanza se lo abbandona per un po’ di tempo. Me lo confermi? E immagino che nascere su un’isola porti inevitabilmente ad avere voglia di nuovi territori sconfinati, dopo un po’, se si ha quel qualcosa dentro, come dici tu!

  6. Condivido il tuo pensiero al 100%. I miei genitori viaggiano poco in modo particolare ora che noi figlie siamo grandi avrebbe piu possibilità e invece non ne approfittano. Mia madre spesso mi ha fatto capire che i soldi li “butto” nel viaggiare.
    Ho uno zio però..partito a 18anni per l’America senza tornare..penso proprio che il suo gene di vagabondo in qualche modo sia giunto fino a me! :p

    • Hai preso da lui allora! Una curiosità, hai mai provato a regalare un viaggio a tua madre? Chissà, magari si ricrede…no? 🙂

  7. Grazie per questa segnalazione! Non conoscevo il documentario nè la vita così ricca di avvenimenti e spostamenti di Dacia Maraini.
    E scrivo anche per condividere le tue sensazioni (che vedo sono le stesse di altri, siamo in tanti!): neanche io sono nata viaggiando (anche adesso, credo di riuscire a viaggiare meno di voi travel blogger e sicuramente meno di quanto vorrei io, ma viaggio!) nè in casa mi hanno mai incoraggiata a farlo.
    Ricordo solo un paio di viaggi veri in famiglia che non fossero, cioè, finalizzati a visite di parenti ed amici.
    A volte, scherzando (ma forse neanche tanto!!) mi dico che il dna del viaggiatore non l’ho preso dai miei ma dallo zio, che è pilota, e che fin da piccola mi faceva sognare inviandoci cartoline da ogni dove (è stata quella la mia prima forma di “viaggio”, la collezione di cartoline). Forse la passione mi è davvero nata così, o forse ce l’avevo dentro da sempre, chissà. Fatto sta che invidio un po’ chi è nato in una famiglia di viaggiatori, come allo stesso tempo non capisco chi, pur potendo farlo, non ne ha voglia!

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